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Personali riflessioni sulla relazione tra evoluzione e ambiente

( a cura di Mauro Gaudino Copyright © 2007)

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Su  Internet all'indirizzo: http://it.wikipedia.org/wiki/Charles_Darwin l'enciclopedia wikipedia riporta testualmente:

"Charles Robert Darwin (12 febbraio 1809 - 19 aprile 1882) è stato un naturalista inglese, celebre per aver formulato la teoria dell'evoluzione delle specie animali e vegetali per selezione naturale di mutazioni casuali congenite ereditarie, e per aver teorizzato la discendenza di tutti i primati (uomo compreso) da un antenato comune."

Fatta tale doverosa precisazione per quanti avessero dubbio in merito al fatto che il motore dell’evoluzione siano le mutazione casuali delle specie, aggiungo alcune mie personali riflessioni sull'argomento che potrebbero aiutare a comprendere la teoria dell’evoluzione di Darwin.
Tali riflessioni mi portano a dire che chi ha letto ma soprattutto capito la teoria dell'evoluzione, sa che secondo Darwin l'ambiente non è artefice del mutamento della specie, né determina assolutamente la sua evoluzione, ma è la casualità di una mutazione genetica in una specie che determina la sua evoluzione. Infatti se tale casuale mutazione è utile alla sopravvivenza della specie nell'ambiente, questa diviene caratteristica futura di quella specie grazie ad una sorta di selezione naturale che non è solo quella passiva (quello che non muta e non si adatta all'ambiente si estingue), ma soprattutto attiva (un individuo che possiede una caratteristica utile alla specie per migliorare il rapporto con l'ambiente che lo circonda, avrà più possibilità di accoppiarsi e riprodursi perché apparirà agli occhi del sesso opposto più attraente di altri individui)...
L’ambiente per Darwin ha un ruolo secondario nell’evoluzione e ristretta nella selezione naturale, che elimina la specie meno adatta alla vita nell’ambiente. Questo è l’unico contributo, se così si può dire,  all’evoluzione, ma non ne è assolutamente la causa che è da ricercarsi, sempre secondo Darwin, nelle mutazioni casuali delle specie.
Per rendere più chiara l’idea si rifletta su queste osservazioni: grazie alle mutazioni casuali, senza la selezione naturale si avrebbe comunque l’evoluzione della specie anche se parimenti si avrebbero casi di regressioni in quanto non tutto ciò che muta casualmente può apportare benefici alla specie, ma la può anche peggiorare.Senza mutazioni casuali invece non ci potrebbe essere alcuna evoluzione.
La selezione naturale più che la causa dell’evoluzione, è la naturale conseguenza alle mutazioni casuali che elimina, ma non evolve le specie meno adattate (il che non significa meno evolute).
Da tutto ciò si evince chiaramente che l’ambiente seleziona le specie più evolute ma non evolve le specie. la causa dell’evoluzione delle specie per Darwin è opera della mutazione casuale e non dall’ambiente che ha un ruolo esclusivamente selettivo e non evolutivo, concetto che qualcuno potrebbe fraintendere facilmente.

Quanto detto è sulla teoria di Darwin.  Personalmente ritengo che all’epoca della formulazione della teoria dell’evoluzione mancasse la conoscenza di un tassello fondamentale dell’evoluzione della specie, quella del D.N.A. Pertanto Darwin imputò al caso la mutazione morfologica.   Ritengo infatti che alle origini delle variazioni morfologiche esiste un’influenza della “vita” e che quindi le stesse mutazioni non siano casuali. Tale influenza che ritengo agisce sul DNA. In quest’ottica il DNA altro non sarebbe che lo strumento per mezzo del quale la stessa “vita” sia in grado di costruire un corpo intorno ad essa, capace di interagire con l’ambiente. Quanto sopra detto ha ispirato il mio romanzo “Le vite di Veronica” registrato alla SIAE nel giugno del 1996.

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